Addomesticare un pappagallo: le specie più adatte

Volendo addomesticare un pappagallo, si deve considerare la seguente graduatoria delle specie più adatte alla vita con l’uomo e in grado di imparare di più:

  1. Ara Ararauna, Ara chloroptera, e, in generale, le grandi Are;
  2. Cenerini;
  3. Cacatua a ciuffo giallo (in generale, tutti i Cacatua bianchi);
  4. Amazzoni;
  5. Are di media taglia;
  6. Pappagalli di taglia media a coda corta (Caichi, Cacatua rosa ecc.);
  7. Pappagalli di piccola taglia (Inseparabili, Ondulati ecc.);
  8. Lori e Lorichetti;
  9. Pappagalli di taglia media a coda lunga (Conuri, Parrocchetti, ecc.).

Detto ciò sulle specie, è indispensabile ricordare che, se presi nidiacei, tutti i pappagalli si addomesticano più facilmente. Più giovane sarà l’uccello nel momento in cui inizieremo il nostro rapporto con lui, più facile e ricco di soddisfazioni risulterà il nostro compito.

L’addomesticamento dovrà avvenire in modo graduale, senza forzature, in modo che sia il pappagallo, curioso per istinto, a cercare di coinvolgerci nei suoi giochi. Quando avrà imparato a fidarsi di noi, ci saranno più limiti a quanto potremo fare insieme.

Le fasi dell’addomesticamento

Cominciamo a considerare che per addomesticare un pappagallo preso in età ancora così giovane da necessitare di tre imbeccate quotidiane. In questo caso il fatto di vedere in noi il soggetto che lo alimenta crea immediatamente un senso di fiducia nell’uccello, per cui senza molta fatica otterremo che il pappagallo salga sul nostro braccio, venga ad appollaiarsi sulla spalla e per gioco si sfreghi contro di noi.

Bisogna solo stare attenti al fatto che nei primi tempi può dare qualche beccata. Dopo che questo rapporto si è consolidato, possiamo cercare di ottenere dal nostro amico anche prove di abilità. Per far questo dobbiamo attenerci a poche fondamentali regole:

  • gli esercizi vanno ripetuti con calma e pazienza;
  • ogni volta che l’uccello fa ciò che gli chiediamo dovrà ricevere una ricompensa;
  • il “lavoro” non deve mai sostituire il gioco;
  • se un giorno il nostro amico è svogliato, non forziamolo; tuttavia se la svogliatezza dura più giorni, è bene controllare il suo stato di salute;
  • prima di passare a un secondo esercizio accertiamoci che il pappagallo abbia definitivamente imparato il primo;
  • se in un certo senso è vero che non ci sono limiti a quanto un pappagallo può imparare a fare, cerchiamo anche di chiedergli solo quello che è già in grado di fare.

Più difficile è l’addomesticare un pappagallo già adulto, che non abbia avuto contatti stabili con l’uomo. In questo caso è preferibile un soggetto nato in cattività a uno di cattura; anche se la tecnica di approccio è la stessa, cambiano però i tempi, in quanto i soggetti di cattura sono molto più diffidenti. Per prima cosa bisognerà mettere il pappagallo in una gabbia non tanto grande, ben pulita, in una buona posizione di luce e fornirgli una buona alimentazione.

Cominceremo ad avvicinarci alla gabbia e, quando il pappagallo non si agiterà più al nostro arrivo, cominceremo a porgergli pezzetti di frutta e altre leccornie attraverso le sbarre. Quando il soggetto comincerà a prendere quello che gli offriamo passeremo alla fase successiva, che sarà quella di aprire lo sportello della gabbia per offrirgli il cibo. Quando anche questo passaggio sarà superato e il nostro amico non mostrerà più paura della nostra mano, né cercherà di beccarla, potremo tentare di attirarlo verso l’uscita con l’offerta di bocconcini tenuti a distanza, sperando che si avvicini alla mano.

Quando anche questo passaggio non sarà più un problema, proseguiremo cercando di far salire il pappagallo sulla nostra mano. Se salirà senza difficoltà il passo successivo sarà quello di portarlo fuori dalla gabbia: questo è il passaggio più difficile, perché l’uccello nella sua gabbia si sente sicuro mentre fuori diventa subito più diffidente; bisogna quindi fare molta attenzione.

A questo punto, però, se il pappagallo si mostra tranquillo anche fuori dalla gabbia, il nostro lavoro è compiuto e potremo iniziare la fase vera e propria dell’addestramento a esercizi di destrezza e alla parola. Normalmente non esistono tempi prestabiliti per questi passaggi: il tempo necessario dipende dalla specie, dall’età e dal carattere del singolo individuo: in generale, diciamo che occorrono da quattro a otto mesi per arrivare a conquistare la fiducia di un soggetto di cattura; un po’ meno per un soggetto nato in cattività.